lunedì 19 novembre 2012

Cosa c'entra la scuola con gli Hikikomori?


"L'idea mi venne quando un amico mi regalò un bonsai, un albero nano, e mi disse: <<In questo Paese fanno lo stesso con gli esseri umani: a forza di potarli e tagliarli li fanno crescere tutti su misura>>" - tratto da In Asia, di Tiziano Terzani

Immagine tratta da: 
http://www.bonsaiempire.it/images/stories/Shohin-Bonsai1.JPG

In effetti l'immagine del bonsai, connessa alla sua etimologia, ben rende il concetto di "piccole foche ammaestrate" sui cui Terzani si concentra in un capitolo del suo libro "In Asia". La parola giapponese "bonsai" infatti, consta di due ideogrammi il cui primo (bon) significa contenitore mentre il secondo (sai), è riferito al concetto dell'educare, del coltivare. Il seishi, ossia l'arte di dare una forma è legata alla tecnica bonsai e deve essere seguita rigorosamente e scrupolosamente, al fine di ottenere un eccellente risultato finale: un bonsai perfetto, per forma, dimensioni e colori. 
Anche il sistema scolastico giapponese segue delle ferree regole prestabilite in vista dell'obiettivo finale: il successo lavorativo e l'ascesa sociale che permette ai nipponici di possedere un'identità sociale prima, e individuale poi. E' per questo che non appare esagerato paragonare il sistema scolastico del Sol Levante ad una grande ed efficiente fabbrica che, per dirla con le parole dello scritto Shuichi Kato, "riesce a trasformare piccoli esseri umani in tante foche ammaestrate". 
Essendo plasmato sulle esigenze industriali del Paese, il sistema formativo nipponico conduce inevitabilmente alla sostanziale equivalenza fra istruzione ed educazione. Ad ogni livello del sistema infatti, i valori impartiti  ai giovani allievi sono compatibili con le logiche aziendali e le competenze e le abilità che vengono stimolate nei ragazzi rientrano nel quadro generale della performance, nell’interesse delle aziende nipponiche. Nella società giapponese dunque il binomio pedagogia e lavoro si sviluppa fortemente a favore di quest’ultimo, in quanto il sistema axiologico di riferimento predilige le prestazioni, l’efficienza, l’obbedienza e il rispetto assoluto delle istituzioni e di chi le incarna, come nel caso del maestro (sensei) il quale possiede anche obblighi morali nei confronti dell’allievo e gode di un significativo rispetto sociale. L’allievo viene formato sin dalla tenera età a raggiungere obiettivi di eccellenza, a curare i dettagli, ad essere meticoloso e perfezionista, così che, una volta introdotto nel sistema lavorativo, egli possa dare il meglio di sé. Le istituzioni famigliari, uniformate alla cultura della performance, orientano i figli verso obiettivi di eccellenza, portandoli a scegliere le migliori istituzioni formative e ad investire molte ore del loro tempo negli studi in vista di futuri benefici connessi all’ascesa sociale e alla carriera, sottovalutando gli usuali episodi di bullismo cui sono sottoposti abitualmente i bambini. Di rado i genitori intervengono contro questo tipo deliberato e gratuito di abuso e gli stessi educatori ritengono che tali episodi siano necessari per lo sviluppo di capacità utili alla formazione delle relazioni gerarchiche necessarie per raggiungere il successo.
Questa convinzione potrebbe scaturire  dal valore semantico attribuito al termine ‘uguaglianza’; i nipponici ritengono infatti  che sia corretto possedere pensieri e valori identici, razionalizzando quindi atti vessativi nei confronti dell’individuo che devia rispetto a tale ideologia. Ma le vessazioni divengono spesso la prima causa di abbandono scolastico da parte del bambino che può quindi sviluppare Hikikomori. Ciò nonostante, il bullismo per i giapponesi è considerato “un mezzo per modificare un comportamento, uno strumento per costringere l’individuo ad accettare la logica del gruppo”, come sostiene Zielenziger, nel suo libro "Non voglio più vivere alla luce del sole".
Da quanto sopra detto, è possibile dedurre come i giovani nipponici subiscano delle pressioni specifiche sin dall’infanzia e sviluppino atteggiamenti competitivi, assertivi, perfezionistici, che talora si scontrano con caratteri e strutture di personalità non competitive, generando disagio, senso di inadeguatezza: la decisione di isolarsi dal mondo esterno può essere dunque influenzata dall’assenza in capo al soggetto di idonee risorse personali per fronteggiare l’ansia da prestazione e gli stress che in generale sono causati dal sistema formativo.


domenica 18 novembre 2012

Hikikomori nei forum, blog, manga, romanzi, film

La Rete pullula di gruppi, forum e blog riferiti al fenomeno degli Hikikomori. Sono "luoghi" dove i giovani in volontaria reclusione si ritrovano per discutere non solo del proprio disagio, ma anche di altro, nel tentativo di mantenere viva l'inconscia ed ancestrale necessità dell'uomo di relazionarsi col mondo esterno, quello stesso mondo che genera al contempo repulsione ed angoscia.
Navigando ho trovato anche romanzi, film e manga che trattano del fenomeno. Inserisco di seguito alcuni link e/o riferimenti che ho trovato interessanti:



  • "Rozen maiden" - manga
  • "Death Note" - anime e manga
  • "aoi tou" (La torre blu) di Katsumi Sakaguchi - film
  • Sayonara Zetsubo sensei - manga, anime
  • "hikikomori" di Gianluca Olmastroni - film
  • “Welcome to the NHK” - romanzo, anime ed anche manga
  • "Luther" - serie TV inglese
  • "Castaway on the moon" - film
  • "Bakuman" - manga
  • “Un' ombra oltre il muro”, di Patrice Kindl - romanzo
  • "Kuragehime" - manga, anime
  • "Hikikomori, la lenta agonia del progresso" - film
  • “Tokyo Plastic” - film
  • “Perfect Girl Evolution” - anime
  • "Jigoku shojo" - serie TV
  • "Tobira no Muko" (Left handed) - film
  • “Install”, di Wataya Risa - romanzo